PLASTICA? NO GRAZIE, ME LA MANGIO
“Mangerei anche il piatto”, quante volte lo abbiamo detto, dopo aver gustato un cibo particolarmente buono o ben cucinato?

Quella che prima stava a metà fra la battuta e l’esagerazione, ora sta diventando realtà, grazie a diverse start-up che producono piatti, bicchieri e tazzine utilizzando materie prime vegetali, come crusca d’avena, fecola di patate, farina di frumento, buccia della frutta e zucchero.
Volendo non è un’idea nuova: i Francescani nelle loro mense per i poveri distribuivano la minestra all’interno di una pagnotta con poca mollica (come gli odierni panini soffiati), di modo che, dopo la minestra, si potesse mangiare anche il piatto.
Ma non ci sono solo i piatti e i bicchieri a poter passare dalla tavola allo stomaco, ci sono pellicole 100% biodegradabili e commestibili.
E non è finita qui. Pochi mesi fa un gruppo di ricercatori sud-coreani ha appena pubblicato un lavoro sulla realizzazione di una pellicola che può essere spruzzata sugli alimenti e che presenta due caratteristiche: è idrosolubile e quindi se ne va quando si lava la frutta, ma è anche commestibile. Uno dei componenti di questa pellicola è il chitosano, un componente dei gusci dei crostacei, i quali rappresentano un sottoprodotto da smaltire per l’industria ittica. L’estrazione di una materia prima da questi scarti consente di valorizzarli e di ridurre il costo ambientale del loro smaltimento.
Queste innovazioni tecnologiche, sicuramente positive perché riducono la produzione di rifiuti di difficile gestione, sono al momento disponibili solo on-line però, crescendo la domanda, anche la Grande Distribuzione Organizzata li ospiterà sui propri scaffali (questi ultimi non ancora commestibili).
Filippo Rossi - Ricercatore in Nutrizione Umana
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza
